La psicoterapia psicoanalitica
A chi è consigliata ?
La psicoterapia psicoanalitica è consigliata a chiunque senta l’esigenza di conoscere più approfonditamente se stesso e desideri un cambiamento nel proprio modo di vivere. La sofferenza psichica può manifestarsi attraverso svariate modalità. La persona, nel corso della sua vita può aver sviluppato dei veri e propri sintomi psichici (ansia o angoscia, profonda tristezza, ipereccitamento, pensieri ossessivi), oppure può percepire un più generale disagio esistenziale che può diventare profondo malessere e rendere dolorose le relazioni sentimentali, il lavoro e il vivere quotidiano insoddisfacenti o privi di prospettiva. Anche le malattie psicosomatiche (dolori cronici localizzati o diffusi, cefalee, problemi gastro-intestinali cronici, acufeni, malattie autoimmuni) si possono giovare di un lavoro di tipo psicoanalitico. Quando è il corpo della persona ad esprimere la sofferenza, la cura psicologica non è meno importante degli interventi medici e può essere iniziata assieme ad essi. La psicoterapia psicoanalitica è possibile, con indubbi vantaggi in termini di riduzione di quantità e frequenza dell’uso dei farmaci, anche nel caso di sintomi cosiddetti ‘psicotici’, cioé nel caso di alterazioni sensoriali e di ‘irrigidimento’ del pensiero. Inoltre, con un lavoro psicoterapico ben strutturato possono lentamente risolversi anche i problemi alimentari, come l’anoressia e la bulimia, che vedono protagonisti spesso adolescenti e giovani adulti.
Funziona?
Il lavoro psicoanalitico è un lavoro relazionale. Non si può pertanto attribuire ad una relazione la categoria dell’efficacia, come la si attribuisce ad un trattamento medico o ad un intervento chirurgico. Nessuno si interroga infatti sull’efficacia di un’amicizia o di una relazione amorosa. Sappiamo però che ciò che meglio predice un esito soddisfacente di un percorso psicoterapico è la motivazione a venire in contatto con la propria realtà psichica. La realtà psichica di ciascuno di noi è difficile da conoscere, normalmente, nella vita ‘diurna’. La via di accesso privilegiata al proprio mondo interno non passa per la veglia, per le attività concrete, per la logica o per la coscienza, ma al contrario passa attraverso i sogni, l’immaginazione, la poesia, il gioco. In altri termini, le maggiori informazioni su di sé si ottengono attraverso l’indagine sull’inconscio, cioé sulla parte profonda del nostro mondo psichico. Chi è curioso di svelare delicatamente questo mondo, ottiene risultati potenzialmente trasformativi.
Come funziona?
Il setting psicoanalitico classico è oggi precisamente codificato, essendo il frutto di quasi un secolo e mezzo di riflessioni e di esperienze cliniche di grandi pensatori del passato e del presente. Il progetto psicoterapico può realizzarsi dopo che terapeuta e paziente hanno effettuato uno o più colloqui preliminari. Nel corso dei primi colloqui, laddove ve ne siano le condizioni e vi sia una buona motivazione, si concordano la data di inizio, il ritmo settimanale delle sedute, l’onorario e i periodi annuali di pausa (di solito in coincidenza con l’anno scolastico). E’ importante sottolineare che la psicoterapia può iniziare solo se gli accordi presi sono sostenibili nel tempo da parte di paziente e terapeuta, ciò per evitare intempestive interruzioni della cura all’improvviso venir meno delle condizioni iniziali. L’impegno richiesto non è infatti solo economico, ma anche di tempo e di ‘bilanciamento’ della psicoterapia con il tempo libero, con la famiglia e con gli obblighi lavorativi.
Le sedute si svolgono secondo modalità costanti che prevedono di solito più sedute settimanali, a cadenza fissa. Per ‘cadenza fissa’ si intende la stipula di una specie di contratto di affitto della stanza d’analisi, per un numero concordato di sedute settimanali, in giorni prefissati. Il terapeuta, in seduta, invita la persona a cercare di dire quello che gli passa per la mente e ad esprimere tutte le idee che si associano nella sua fantasia, possibilmente senza operare selezioni o censure. Isolamento sensoriale, posizione distesa, analista alle spalle, frequenza elevata, costituiscono le premesse necessarie per avviare il processo analitico. Una serie di complessi fenomeni prenderanno gradualmente forma: si presenteranno, attraverso le parole o i silenzi del paziente e l’ascolto del terapeuta, degli eventi significativi che potranno apparire sia come ricordi sia come stati affettivi vissuti nel presente della seduta. La comprensione e gli interventi interpretativi del terapeuta contribuiranno allo sviluppo del processo terapeutico. Il paziente rivivrà, nella relazione con il terapeuta, aspetti delle relazioni significative della sua vita, presente e passata. Si svilupperanno inevitabilmente delle paure o delle resistenze al cambiamento che tenderanno a contrastare il progresso della cura o la cura stessa. E’ fondamentale che sia il terapeuta che il paziente prevedano e tengano monitorate queste paure e queste resistenze, che possono essere anche molto potenti e di difficile riconoscimento, per non lasciarsi trovare impreparati, con il rischio di mettere in discussione l’intero progetto di cura. Nel momento in cui queste resistenze verranno riconosciute e superate, con l’aiuto del terapeuta, daranno luogo ad una rinnovata consapevolezza e alla possibilità di sviluppare nuovi investimenti nella cura e, soprattutto, nella vita relazionale in generale. A poco a poco emergeranno, di solito in rapporto alla figura del terapeuta, nuove ‘versioni’ dei sentimenti, degli atteggiamenti e dei conflitti fondamentali della persona. In questo modo si apriranno nuove possibilità nella vita interiore e ciò permetterà un funzionamento mentale più libero da ‘zavorre’ e uno sviluppo di potenzialità autenticamente creative, potenzialità fino a quel momento presenti, ma non ancora completamente disponibili per il soggetto.