Cosa faccio
psicoterapia psicoanalitica • prescrizione farmacologica
de-prescrizione farmacologica • psichiatria critica
Psicoterapia Psicoanalitica
Due o più sedute settimanali da 45 minuti, in setting psicoanalitico a seduta fissa. La psicoterapia è un percorso affascinante e può migliorare notevolmente la qualità della vita. Prima di iniziare il lavoro psicoterapico sono necessari alcuni incontri preparatori. Per maggiori informazioni sul setting psicoanalitico, cliccare qui.
Prescrizione Razionale
Fornisco alle persone e alle famiglie che ne fanno richiesta consulenze di Psichiatria generale per i problemi più comuni (disturbi dell’umore, psicosi, disturbi ossessivi, ecc.). La consulenza psichiatrica è finalizzata alla formulazione di un parere riguardo alle alternative terapeutiche o ad eventuali prescrizioni già in corso. Se richiesto, la consulenza può essere seguita da una presa in carico longitudinale finalizzata alla condivisione di un progetto terapeutico. La terapia farmacologica non è sempre indicata e può in molti casi essere evitata e sostituita dalla psicoterapia. Nel caso i farmaci vengano esplicitamente richiesti o si rivelino indispensabili, la prescrizione si limita a brevi periodi e ai soli medicinali che migliorino la qualità della vita della persona. I farmaci mal tollerati vengono sostituiti o sospesi. Per il reperimento di una sostanza efficace e ben tollerata bisogna prevedere generalmente più incontri. Le linee guida prescrittive di riferimento per il mio studio sono quelle del Maudsley Hospital di Londra.
De-prescrizione Farmacologica
Nel mio studio si pone una particolare attenzione a non prescrivere farmaci non necessari. Chi ne fa richiesta, inoltre, può essere aiutato a sospendere sostanze già in corso che causino problemi invece che risolverne o che non siano responsabili di un chiaro ed apprezzabile miglioramento della qualità della vita. L’uso indiscriminato e cronico di farmaci che agiscono sul sistema nervoso può infatti associarsi a fenomeni di sensibilizzazione (perdita di efficacia) e in alcuni casi a effetti collaterali con insorgenza tardiva. Per quanto esistano situazioni in cui proseguire l’assunzione può portare dei vantaggi, vale la pena in quasi in tutti i casi di considerare la possibilità di interrompere l’uso cronico di psicofarmaci, almeno ogni tanto e almeno temporaneamente.
L’interruzione di farmaci psicotropi dopo mesi o anni di uso continuativo, tuttavia, può essere causa di sintomi da sospensione, in alcuni casi anche severi, che possono portare al protrarsi delle prescrizioni per decenni, con conseguente frustrazione e sentimenti di intrappolamento. Questo vale per i farmaci più noti per produrre fenomeni astinenziali (come gli ansiolitici della categoria delle benzodiazepine), ma vale anche per i serotoninergici (i cosiddetti antidepressivi), per gli antipsicotici e per gli stabilizzatori dell’umore. Alcune persone ricevono l’impressione di non poter più fare a meno di questi supporti e di dover rimanere malati per sempre, anche se i problemi si sono da tempo risolti. I sintomi da sospensione sono in realtà evitabili, soprattutto se la sospensione avviene lentamente e nel corso di una presa in carico psichiatrica o psicoterapica. Negli ultimi anni sono state studiate tecniche e tempistiche di scalaggio graduale (tapering) che riducono sensibilmente i fastidi dovuti all’interruzione dei trattamenti. Nel mio studio si applicano queste linee guida, come accade nelle “Deprescribing Clinics” che stanno ultimamente nascendo in molti Paesi europei. Si sente sempre di più l’esigenza di invertire la rotta della sovraprescrizione di farmaci psichiatrici che pressoché tutto il mondo occidentale sta percorrendo.
Psichiatria Critica
Con il termine Psichiatria Critica (Critical Psychiatry) ci si riferisce a una tradizione di pensiero che contesta alcuni assunti di base e smaschera alcuni falsi miti della psichiatria contemporanea. La psichiatria critica non ha nulla a che vedere con il movimento dell’anti-psichiatria: quest’ultima è una corrente di protesta fiorita negli anni ‘70 e oggi per lo più confinata a un preciso momento storico, grossolanamente collegabile con le rivoluzioni studentesche e la contro-cultura del ‘68. Uno psichiatra critico, oggi come ieri, è invece un professionista che mantiene un atteggiamento scettico nei confronti di ogni dogmatismo, dimostrando però sempre le proprie posizioni in maniera il più possibile scientifico-razionale, e riconosce l’importanza di una buona psichiatria nello sviluppo della società e nella ricerca del benessere individuale. La critica psichiatrica riguarda principalmente alcuni assiomi riduzionistici che permeano il discorso teorico-clinico contemporaneo e si propone di diffondere pensieri più etici e meno disumanizzanti di quelli espressi dalla psichiatria mainstream. Il fondatore del pensiero psichiatrico critico è stato Thomas Szasz, illustre pensatore Ungherese-Americano, ma è attualmente portato avanti e costantemente aggiornato da un folto gruppo di Autori e Professionisti in tutto il mondo. Il Critical Psychiatry Network, gruppo di lavoro fondato in UK, e il sito statunitense Mad in America sono attualmente, pur nella complessità e nella pluralità delle varie posizioni, i principali organi di diffusione di queste riflessioni.
A titolo di esempio, ecco alcuni dogmi della psichiatria contemporanea, accettati e purtroppo acriticamente trasmessi dalla Medicina contemporanea e dalle Istituzioni civili ma oggetto di facile confutazione logico/scientifica: i disturbi psichici sono malattie del cervello, i farmaci psichiatrici ristabiliscono la normalità in persone provviste di cervelli anormali, la sofferenza umana è materia esclusiva della Scienza e della Medicina, le persone che ricevono diagnosi psichiatriche non sono responsabili dei loro comportamenti, le diagnosi psichiatriche sono la causa dei loro comportamenti. Di ciascuna di queste affermazioni è possibile dimostrare la palese falsità, con argomenti validi logicamente e scientificamente.
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